Sant’Eustorgio: La Basilica
Al convento domenicano di Sant’Eustorgio giovò molto la protezione della famiglia Visconti..
Non che questa protezione fosse completamente disinteressata, infatti fu subito assai chiaro ai Visconti, appena saliti al potere, che l’appoggio dei domenicani, molto ascoltati dal popolo, era di assoluta importanza in prospettiva del loro governo. Tuttavia nei primi tempi della Signoria dei Visconti le cose non andarono tutte per il verso giusto, anche perché Matteo I Visconti, detto Magno, capo stipite della famiglia, aveva nominato con “motu proprio” arcivescovo di Milano il proprio figlio Giovanni, in contrasto con il Papa Giovanni XXII che, a sua volta, aveva nominato un altro arcivescovo .
Poi però le cose si acquietarono, Giovanni Visconti, con buona pace di tutti, ottenne la nomina di arcivescovo anche da parte del Capitolo milanese, nonché l’approvazione del nuovo Papa Benedetto XII (anche perché, nel frattempo, erano morti tutti: il vescovo nominato dal papa, lo stesso Papa che l’aveva nominato ed anche Matteo Visconti).
Tuttavia a seguito di queste vicissitudini, nate con Matteo Magno, i monaci domenicani per ordine del papa dovettero abbandonare il Convento di Sant’Eustorgio per rifugiarsi a Chiaravalle. Il riavvicinamento tra i monaci e la famiglia Visconti, iniziato subito dopo la morte di Matteo, con la salita al potere del di lui figlio Galeazzo, si completò poi con Azzone, tanto che furono proprio i Visconti a sobbarcarsi le spese per la costruzione dell’arca marmorea che doveva contenere i resti di San Pietro Martire.
Anche il vescovo Giovanni che, dopo Azzone, aveva assunto, prima con il fratello Luchino e poi da solo, la signoria della città, continuò l’opera di riavvicinamento richiamando i monaci in Sant’Eustorgio e sobbarcandosi addirittura le spese per il mantenimento del Capitolo dell’Ordine. Il fatto che tra i Domenicani di Sant’Eustorgio ed il Vescovo di Milano Giovanni Visconti fosse tornato il pieno accordo è provato anche dal fatto che il Vescovo ottenne il permesso dai monaci di portare nella sua Cappella privata nel palazzo arcivescovile, l’urna contenente la testa di san Pietro Martire.
Questo, come la tradizione ci insegna, non fu una mossa molto fortunata ed il vescovo dovette poi ritornare velocemente sui propri passi restituendo la Teca al convento in quanto, dal momento in cui la stessa era entrata in arcivescovado, lui era stato colpito da tremendi dolori di testa, dolori che scomparvero quando la Testa di san Pietro tornò in Sant’Eustorgio.
Questo fatto fece nascere tra il popolo milanese la credenza che san Pietro Martire proteggesse dalle emicranie.
E da allora infatti tutti i milanesi che soffrono di tale male corrono ad appoggiare la testa alla sua Arca in Sant’Eustorgio. Se non ci credete andate a vedere di persona come l’arca sia molto consumata dalle tante capocciate che, nei secoli, tanti milanesi ci hanno dato.
Per ultimo dobbiamo ricordare che il Vescovo Giovanni Visconti è stato quello che ha fatto costruire la Certosa di Milano. La protezione dei Visconti nei confronti del Convento e della Basilica continuò anche con Gian Galeazzo, succeduto allo zio Bernabò, che fece dono alla Chiesa della bellissima ancona marmorea per l’Altar Maggiore, con scolpiti episodi della vita di Cristo. Anche il figlio di Gian Galeazzo, Filippo Maria si dimostrò vicino a Sant’Eustorgio.
Infatti é a lui che si deve la costruzione del Coro ligneo nella Basilica nonché del Chiostro del Convento per il quale vennero utilizzati i marmi e le colonne provenienti dal Palazzo di Bernabò (in quel di piazza Missori) che era stato demolito.
Le cronache non parlano né di Bernabò né dell’altro figlio di Gian Galeazzo, cioè Giovanni Maria che sostituì il padre al governo fino a quando non venne ucciso dai milanesi in san Gottardo al Palazzo. Ma si sa che questi Visconti costituiscono un poco una caso tutto a parte a causa del loro pessimo carattere, talmente pessimo che il primo teneva più ai suoi 5000 cani che non ai milanesi e l’altro in città era chiamato il “Nerone” di Milano.
La Basilica di Sant’Eustorgio godeva di grande considerazione presso i fedeli milanesi anche per il fatto che questa Chiesa, assieme alla Chiesa del Convento di San Francesco Grande (già Basilica dei santi Nabore e Felice), situata dietro a Sant’Ambrogio, si può dire che fossero gli unici posti in città ove la popolazione poteva trovare conforto spirituale e materiale.
Si viveva in tempi difficili e la popolazione milanese disertava le proprie parrocchie trovando più comodo rivolgersi, per le loro esigenze spirituali e materiali appunto, ai monaci dei due conventi. In più la Basilica di Sant’Eustorgio poteva disporre, da una parte di una fonte alla quale la tradizione popolare attribuiva poteri miracolosi e, dall’altra, della tomba di San Pietro Martire del quale il popolo milanese raccontava miracoli sempre più numerosi, sopra tutto, come abbiamo detto prima, nei casi disperati di forti emicranie.
(tratto dalla pagina facebook di Franco Casati)